Destini incrociati tra ex allenatori biancoscudati in Seconda Divisione. Claudio Ottoni, 51 anni, difensore del Padova negli anni d’oro culminati con la promozione in serie A e in panchina all’ombra del Santo per un breve periodo in C1, nell’arco di una settimana con il Montichiari, formazione che allena per la seconda stagione, ha affrontato in sequenza il Lecco guidato da Maurizio Pellegrino e il Cuneo di Ezio Rossi. In entrambi i casi ha festeggiato una vittoria per 2-1, subendo con i piemontesi un gol da Varricchio a chiudere il cerchio degli ex. «Alla fine – ci scherza su – tutto gira sempre attorno a Padova. Con Pellegrino, mio compagno al corso di Coverciano, abbiamo anche avuto modo di scambiare due battute sulla nostra situazione». Nessun contatto invece, con Rossi. «Ero squalificato e lui è stata poi espulso».
Con l’undici bresciano le cose stanno andando molto bene, una costante nelle squadre finora allenate da Claudio Ottoni, tanto da chiedersi come mai non abbia mai trovato in questi anni meritate opportunità nelle categorie superiori: «La squadra è stata ringiovanita e ci sono avversarie forti e blasonate. Abbiamo ottenuto sei vittorie e cinque sconfitte e firmerei per proseguire questo trend perché ci regalerebbe i play off». Soddisfazioni anche fuori dal campo: da qualche mese è diventato nonno dopo che la figlia Martina ha messo al mondo Ludovica.
Il Padova resta comunque il suo grande amore e martedì Ottoni era all’Euganeo a seguire la sfida con il Livorno: «Analizzando i singoli, questa è una squadra di categoria superiore, costruita per vincere il campionato, con alle spalle una società importante e con un pubblico numeroso che sempre più si sta riavvicinando». Da difensore, impossibile non chiedergli come ha visto il pacchetto arretrato: «È importante non avere preso gol perché così cresce l’autostima e vengono meno la frenesia e la paura di essere castigati al primo minimo errore. Con il Livorno, peraltro molto nervoso, non li ho visto soffrire più di tanto. Non condivido, infine, l’opinione di chi ritiene che Perin non dia sicurezza al reparto. Se un ’92 gioca titolare in serie B, vuol dire che ha grandi qualità e gli ho visto compiere parate importanti».
Fonte | Andrea Miola per Il Gazzettino
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