Presidente Marcello Cestaro, questo Padova è uno squadrone. Primo posto a parte, ad Empoli, dove non si vinceva da 65 anni, ha spadroneggiato in lungo e in largo e incantato, uscendo fra gli applausi del pubblico locale. Sarà soddisfatto, no?
«Dài, le cose stanno procedendo bene. Se penso al passato, a certe sofferenze e alle tensioni di alcuni finali di stagione, mi sembra di vivere tutt’altra dimensione. Qualcuno aveva detto giustamente: aspettiamo di vedere che succede. Ora abbiamo visto…».
Appunto. In sette partite 5 vittorie e 2 pareggi. Sedici gol realizzati, 7 subìti, + 9 come differenza-reti. Che si vuole di più?
«Sapevamo di avere dei bravi ragazzi, adesso c’è la conferma. Qualcuno (Foschi, ndr) li ha cercati, qualcun altro (Dal Canto) li ha espressamenti richiesti. Volevamo soprattutto gente seria, che facesse gruppo e che fosse totalmente coinvolta nel progetto. Il riscontro del campo è ottimo, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Però i segnali sono molto positivi».
A che cosa si riferisce, in particolare?
«L’intercambiabilità dei giocatori a disposizione: entra uno, esce l’altro e non succede nulla, è come se fosse tutto semplice, naturale, automatico. Prendete Italiano e Milanetto: si superano a vicenda nello stupirci. Ancora i portieri: dispiace per l’infortunio di Pelizzoli, ma sia il ragazzo (Perin) che Cano dimostrano di avere un’affidabilità che lascia tranquilli. Non parliamo poi dell’attacco: e manca ancora Succi…».
Ci dica la verità: dopo essersi visto sfuggire la serie A a Novara, lei si è guardato allo specchio e si (auto)convinto che bisognava fare uno sforzo economico importante per salire di categoria. Oltretutto, con i contributi televisivi e federali, il “tesoretto” nella massima serie sarebbe davvero consistente…
«Ci ho ragionato sopra, certo. L’allenatore era bravo, Foschi un tipo sanguigno, ma di calcio ne sa ed è bene introdotto: li ho chiamati entrambi, e abbiamo riflettuto insieme sul da farsi. Con una piazza così gasata abbiamo convenuto che non si doveva più soffrire, ma anzi impegnarsi di più per corrispondere alle attese, senza gettare via soldi in modo scriteriato. Ne è uscito un buon “prodotto”, una squadra costruita bene, compatta, forte nel carattere e orgogliosa. I tifosi ci chiedono qualcosa di bello, abbiamo il dovere di provarci».
Avete rivoluzionato la rosa, trovando però i pezzi giusti da incastrare al posto giusto.
«Sì, e le rivelo una cosa: ci hanno dato una mano tre presidenti, Preziosi, furbastro com’è, Campedelli, che non posso non ritenere un amico, e Zamparini, un grande. Chi per un verso, chi per l’altro mi hanno detto: ti dò una mano, ma porta a casa i risultati giusti, perchè ti aspettiamo in A. Invito recepito. Foschi, poi, è un “ragazzotto” (testuale, ndr) che ha le sue idee, le porta avanti con tenacia e successo e tutto torna utile alla causa».
Torniamo ad Empoli. Impressionante la dimostrazione di forza esibita al «Castellani».
«Ho ricevuto telefonate da amici e tifosi concordi ed euforici. Quando le cose vanno bene, l’entusiasmo è contagioso. Ma io resto con i piedi per terra: ai ragazzi dico solo di stare buoni, di continuare ad andare d’accordo ora, e di continuare così, settimana dopo settimana. Ci vorrà pure la consapevolezza che, proprio perchè siamo in testa, tutti ci aspetteranno al varco, per fare la partita della vita».
Mercoledì sarà a Bergamo?
«Come no? I ragassi devono sentire vicino il loro presidente».
Novità nella compagine societaria?
«Mercoledì scorso abbiamo avuto Cda. In quella sede ho riferito dell’interesse di un paio di personaggi per la nostra società. Abbiamo bisogno di una mano e di entusiasmo, dai 1000 euro in su (è una battuta, ndr) sono tutti bene accetti. Vediamo, fra martedì e mercoledì potrebbero esserci colloqui importanti».
Nessuna anticipazione?
«Le dico solo che sono veneti».
Ultima domanda: un’ottantina di tifosi, tesserati, al seguito del Padova sabato non le sembra un dato sconfortante?
«Sono d’accordo, la squadra merita molto di più. A Verona avevo mandato dei messaggi, poi gli ultras mi hanno ribadito la loro posizione di intransigenza sulla Tessera. All’Euganeo il problema non si pone, ma fuori, onestamente, mi aspetterei ben altra presenza. Cerchiamo di fare piccoli passi per vedere di invogliare la gente che può a seguirci. Se poi qualcuno dovesse ripensarci, saremo i primi ad esserne felici».
Fonte | Stefano Edel per Il Mattino di Padova
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