PADOVA – Dove sia finito, nessuno lo sa. E molti padovani ancora se lo chiedono. Secondo la sua pagina Facebook, Christian Jens Bernhardsson, 40 anni svedese di Stoccolma, è a Simrishamn nella Svezia meridionale: una cittadina di 6.500 anime affacciata sul Mar Baltico. Scappato da Padova, dove era arrivato nel 2003 legando subito il suo nome a quello della cultura e dello sport nella città di Sant’Antonio. Perché lo svedese – capelli biondi, occhi azzurri e una gran sorriso – aveva fatto sognare i padovani appassionati di pallavolo, cultura e soprattutto gli amanti della «pedata» a suon di sponsorizzazioni e migliaia di euro. Era arrivato perfino ad essere il numero 2 del Calcio Padova, pronto a rinverdire i fasti di un tempo. Tutto bello, bellissimo anzi. Peccato solo che nel 2007 ogni progetto sia svanito.
Come nel nulla sembrava caduto Christian Jens Bernhardsson. Di lui a Padova ora resta solo un processo con l’accusa di bancarotta. Secondo il pm Paolo Luca, Bernhardsson in qualità di amministratore unico della «D Royal» (una società di import-export che vendeva in Italia alcuni marchi alimentari, fallita il 21 febbraio 2008), avrebbe distratto in proprio favore dalle casse sociali 174.642,25 euro a titolo di compensi per l’opera svolta come amministratore, senza che tali remunerazioni fossero mai autorizzate dall’assemblea dei soci. Oltre ad aver distratto e occultato beni strumentali del valore netto di oltre 22mila euro e merce di magazzino per più di 12 mila euro. E si sarebbe tenuto i libri e le altre scritture contabili per rendere impossibile ogni ricostruzione. Tra le società oggetto della mancata contribuzione, anche il Calcio Padova creditore di 144mila euro. Una parabola, quella di Bernhardsson nata sotto una buona stella e finita in maniera a dir poco triste. Erano gli anni, quelli del 2004, in cui la gloriosa maglia del Biancoscudo faticava nel pantano dell’allora serie C1. Così di punto in bianco era soffiato dalla Svezia il vento (e il denaro) di una partnership molto fruttuosa. «Sono svedese ma Padova è la mia città», aveva detto più volte il nostro. Tanto da comprare quote della società, assumere la carica di vicepresidente (di cui sarebbe ancora titolare leggendo la sua pagina Facebook) e proporre un contratto di sponsorizzazione con la sua ditta di torte Almondy da 250mila euro a stagione. Fino a promettere di realizzare il sogno di ogni ultrà: cambiare abito all’Euganeo e avvicinare la curva al campo da gioco. E per dimostrare di meritare la fiducia dei padovani non si era fermato: nel giugno 2005 era diventato sponsor della squadra di pallanuoto di A/1.
Sempre nel luglio del 2005, stimolato dal vice sindaco Claudio Sinigaglia, Bernhardsson aveva messo piede nella galassia Sempre Volley. Nell’ottobre dello stesso anno, «mister sponsor» era riuscito a cucire il proprio cognome al palasport (per 55 mila euro all’anno per tre anni). Nel giugno del 2006 l’apertura di un punto vendita Hastens al Net Center di via San Marco. Poi l’autunno del 2007 e i problemi familiari. «Non scappo, sono in Svezia per stare vicino alla moglie ma torno», aveva assicurato. Appunto, aveva.
Fonte | Nicola Munaro per Il Corriere del Veneto
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