2 Maggio 2004: oggi sono otto anni dalla scomparsa di Gildo Fattori. La sua voce riecheggiante all’Euganeo ieri ha messo più di qualche brivido, facendoci di colpo ricordare quanto veloce sia il tempo a passare. Quel maledetto giorno di Maggio lo ricordo ancora, mentre passeggiavo per Padova (all’epoca studente universitario pendolare quale ero in perenne ritardo), la visione di quella epigrafe mi fossilizzò, facendomi addirittura pensare in un primo momento ad uno scherzo di cattivo gusto. Invece era tutto vero, l’unica vera bandiera del Padova che riconoscessi nei valori del biancoscudo, se n’era andata. Immedesimarsi in Gildo per me era molto facile, essendo lui nato a Carmignano, un solo fiume (il Brenta) ed un ponte da Fontaniva, un posto dove sicuramente non è così semplice e scontato portare i colori biancoscudati, ma da dove posso immaginare il suo percorso che lo ha portato ad essere così sportivo e signorile. Ripensando a quel periodo storico preciso, a livello personale i lutti si sommavano senza sosta e senza pietà (mio padre prima, poi altre persone a me care), la scomparsa di Fattori fu uno di quei colpi che ti fanno diventare d’improvviso più cinico senza accorgertene, quasi a dire “tutto finisce, non sarà più come prima”. Ciò che non sapevi all’epoca è che la sua mancanza, ma soprattutto il suo ricordo, ti avrebbero comunque sempre accompagnato.
Non ci ho mai parlato di persona con Gildo faccia a faccia, non ne ho mai avuto il coraggio data la mia giovane età, quello che non mi è mancato però in un giorno di sconforto prima della sua scomparsa. Gli mandai una mail a cuore aperto, di getto, quando ancora i social network non esistevano, e prima di esprimere un’opinione, ci pensavi 10-20-30 volte, la leggevi e te la rileggevi. Ero incazzato da morire, un periodo come tanti se ne vivono qui a Padova, simile a questo e a molti innumerevoli altri. La mia rabbia non era contro di lui (non avrebbe mai potuto esserlo), ma verso un Padova che, nonostante tanta passione, mi lasciava tanta amarezza, non dandomi nemmeno consolazione dai tanti sconforti della mia vita privata dell’epoca. Non mi aspettavo di certo che il mio sfogo venisse letto, tantomeno risposto. Invece, puntale, il giorno seguente, il signor Gildo Fattori (perché di autentico Signore si trattava) mi rispose, a cuore aperto come la mia lettera. Con umiltà inimmaginabile, si mise sul mio stesso piano e trovò quelle parole che incredibilmente mi diedero rassicurazione e speranza, insegnandomi ancora una volta cosa vuol dire essere un tifoso biancoscudato, un insegnamento che porterò con me per sempre in modo indelebile.
Chi era Gildo Fattori, lo sanno tutti. Forse i più giovani andrebbero istruiti su i personaggi come lui che hanno fatto la storia di questi gloriosi colori. Istruiti come sapeva fare solo lui però, con umiltà e calore, quel calore che solo alcune persone speciali riescono ad avere e trasmettere. “The Voice” manca a tutti, quel timbro inconfondibile a cui ognuno di noi nella propria testa fa un pensiero, guardando i Padova che sono venuti e verranno, immaginando cosa avrebbe detto il buon Gildo. E allora anche giornate come queste, si digeriscono meglio….
Ciao Gildo.
Dante Piotto
Gildo Fattori era un giornalista padovano, grande tifoso biancoscudato e per anni addetto stampa della società. Tifoso al punto di diventare un simbolo del Calcio Padova. Per chi non tifa Padova, sembrerà impossibile un attaccamento così forte alla memoria non di un calciatore o di un dirigente e nemmeno di un ragazzo della curva; ma di un “semplice” giornalista… Il punto è proprio questo: Gildo non era un semplice giornalista!
Nato a Carmignano di Brenta (provincia di Padova, ma calcisticamente terra vicentina… una nota di merito in più!) nel 1939, cominciò la carriera di cantante negli anni ’50, e vinse anche il microfono d’oro, concorso per cantanti dilettanti che all’epoca veniva organizzato al Caffè Pedrocchi da Vittorio Salvetti, qualche anno più tardi “creatore” del Festivalbar (Un altro grande padovano ed un’altra grande mancanza…). Negli anni ’60, nell’epoca della Padova Beat, fondò gli Strangers; una delle band locali più popolari dell’epoca. Mia madre mi raccontava spesso di come in gioventù lei e papà, ancora fidanzati, venissero spesso a Padova a seguire “Gildo Fattori ed i suoi Strangers”. Ancora non si interessava al calcio, si dice fosse tifoso milanista, ma di quelli nemmeno troppo interessati.
Fu negli anni ’70, che intraprese la carriera di giornalista sportivo commentando proprio le partite dei biancoscudati (che all’epoca non se la passavano troppo bene, impelagati in terza serie); e fu amore a prima vista. Per ben 25 anni Gildo fu la “voce” ufficiale del Calcio Padova, riuscendo a conquistare il cuore dei tifosi come nessun altro, grazie alla sua voce “calda”, ai suoi modi signorili ed al modo tutto particolare (a metà fra l’ironico e lo strampalato) con cui commentava le partite. Il tutto unito ad un vero e sincero amore per i biancoscudati. Per far capire meglio, quando qualcuno non poteva seguire la partita direttamente allo stadio, non usava dire “Ascolterò la radiocronaca…”, bensì era uso comune dire “Ascolterò GILDO per radio!”. Era un’altro calcio, dove Sky era ben lontano dall’arrivare e dove l’unico sistema per seguire le partite era collegarsi a “Tutto il calcio minuto per minuto” o in alternativa alle radio locali per ascoltare la propria squadra del cuore. Gildo aveva la capacità, più di qualsiasi altro giornalista, di farti vivere la partita come se la stessi vedendo allo stadio. Con tutti gli strafalcioni tipici del tifoso che, preso dagli eventi in campo, sbaglia il nome dei giocatori e della squadra avversaria… Ricordo bene un Bari-Padova 1992/93, con i biancoscudati in piena corsa per la serie A ed il sottoscritto che ancora andava a scuola ed era minorenne, quindi di seguire il Padova in Puglia non se ne parlava proprio… Come ogni domenica di trasferta ero attaccato alla radio, ad un certo punto Gildo comincia ad urlare “Attenzione! Azione di contropiede… il Padova in attacco… Bonaiuti… in area… Gol del Bari!”. Li per li non ci capii niente e mi misi ad esultare come un pazzo scatenato prima di capire dal tono di voce di Gildo che erano andati in vantaggio i baresi… E che dire di Lajos Detari, ai tempi in forza al Bologna, che “teneva il pallone fra i piedi temporeggiando il gioco, come una bella signora che circondata da uomini che ambiscono alle sue grazie, prende tempo e rilancia…”? E del Treviso che a seconda dei momenti della partita diventava “Il Torino” o “la Ternana”? O di Galderisi che quando raccoglieva un lancio “Abbranca la sfera”? E come dimenticare il suo modo di festeggiare ogni gol biancoscudato, con un italianissimo “Reteeeeee!”? Il Gildo radiocronista, era così, un pò genio ed un pò poeta, a modo suo…
Il Gildo Tifoso invece era altrettanto particolare: appassionato come uno della curva, ma al tempo stesso obiettivo e professionale. Penso di non averlo mai sentito perdere la testa. Mai. Nemmeno dopo le delusioni più cocenti. Sapeva conservare il suo aplomb professionale, pur facendo ben capire l’amarezza. Come non credo di averlo mai sentito incazzarsi: la sua arrabbiatura si esprimeva attraverso l’ironia. Come quando Romeo Anconetani a Pisa gli vietò l’ingresso in sala stampa: “Tu sei di Padova, qui non puoi entrare!”, e Gildo rispose molto educatamente: “Buongiorno presidente, grazie dell’ospitalità. Ma noi a Padova la accoglieremo come un signore”. Ironia che faceva parte del bagaglio umano di Gildo, come quando riuscì a procurare un autografo di Vasco Rossi al nipote Roberto, e portandoglielo gli disse: “Eccoti l’autografo del droghiere…”, sempre col suo immancabile sorriso. In questo, Gildo Fattori era un padovano autentico: non il padovano di periferia, con l’atteggiamento arrogante e l’aria del “so tutto mi!”; piuttosto un padovano di cultura, quell’elite che ha dato agli abitanti di questa città l’appellativo (spesso fuori luogo) di “gran dottori”; uno di quei padovani che guarda un pò stupito la tua ignoranza e ti taglia le gambe con una battuta simpatica finchè vuoi ma che non lascia vie d’uscita…
Ovviamente un padovano autentico non poteva avere che un rapporto particolare con la curva biancoscudata. Non a caso, oggi il nostro settore porta il suo nome. E credo che nulla fotografi meglio questo rapporto del commiato che proprio i ragazzi della curva scrissero in suo onore il giorno del funerale, e che riprendo dalla fanzine “Stile Appiani” distribuita in occasione di Padova-Pavia del 16 maggio 2004:
E CI SONO GLI IMMANCABILI RAGAZZI DELLA CURVA! Si, era proprio così che Gildo Fattori ad ogni radiocronaca si ricordava di menzionarci. Ci chiamava così perchè per lui eravamo un unico gruppo, senza divisioni ne di idee ne politiche, eravamo là solo per sostenere i colori biancoscudati. Era anche grazie a Gildo che ci sentivamo importanti ed orgogliosi. Chi non poteva partecipare alle trasferte per qualsiasi motivo (diffida in primis), non poteva perdersi Gildo (non si chiamava la radiocronaca del Padova), era come stare allo stadio. Raccontava, con il suo timbro di voce inconfondibile e inimitabile, tutto ciò che facevamo, ci difendeva oltremodo in qualsiasi occasione, sapeva che noi eravamo come lui PADOVANI fino alla morte, pronti a difendere sempre i nostri colori. Ogni azione, anche se eravamo nella nostra area, sembrava che portasse al gol e quando questo succedeva chi non lo ha mai sentito dire: “RETE! RETE! RETE! IL PADOVA E’ PASSATO IN VANTAGGIO! VAI GRANDE PADOVA!”
Era proprio uno spasso, anche per chi era presente, perchè qualche telefonata arrivava sempre per dire cosa aveva detto Gildo, specie se ci incontrava prima della partita (“…li ho visti arrivare, erano tantissimi, tutti vestiti di bianco e rosso!”). E per non dire se ci si incontrava all’autogrill: “Cosa bevete ragazzi?” era la sua prima frase, e poi via a ciacolare. Di cosa? Del Padova, naturalmente!
E noi di certo non potevamo dimenticarlo. Ogni stagione, qualche coro per lui c’è sempre stato per i più svariati motivi. Ma non possiamo certo non ricordarne uno.
A chi se non a lui potevano rubare la macchina (usata per la sanguinosa rapina alle Padovanelle) nel momento in cui in tutti gli stadi italiani c’era il coro contro Schiallaci che rubava le gomme alla Alfa 33 (per la cronaca, era opera del fratello di Totò)? E allora, quando lo vedevamo salire sulle scalette nello sgabbiozzo sopra l’entrata dei giocatori proprio in fianco alla nostra vecchia, cara Curva Nord all’Appiani naturalmente, via col coro: “Lo sai chi è… Qual giornalista che… Gli han rubato l’Alfa 33… Gildo Gildo Fattori, Gildo Fattori…”
Per non parlare, poi, di quando i dirigenti di Via Sorio gli diedero il benservito da addetto stampa a favore di Lorenzo Petiziol. Subito fu contestazione alla società. I muri della città furono imbrattati. Del resto, si sa, l’addetto stampa del Calcio Padova è uno e solo uno resterà.
Di racconti ce ne sono un’infinità; potremo scrivere per una settimana intera. Ma sappiamo anche un’altra cosa, purtroppo. Quando ascolteremo la partita del Padova non sarà più la stessa cosa, perchè il tuo ricordo ci rimarrà per sempre.
L’articolo vogliamo chiuderlo con le parole che la Curva gli ha voluto dedicare nel giorno del saluto.
“… e ci sono gli immancabili ragazzi della curva; questi straordinari ragazzi che percorrono centinaia di chilometri per seguire il Padova”.
E’ con queste parole che ad ogni inizio di radiocronaca ci facevi sentire importanti, facevi sapere a tutti che noi eravamo presenti. E anche oggi siamo presenti per ricordare un grande, un mito. Domenica in curva campeggiava uno striscione in tuo onore. “GILDO FATTORI, DALL’ALTO DEL CIELO LA TUA VOCE MUOVERA’ ANCORA LE NOSTRE BANDIERE”
Il minimo che potessimo fare. Ma noi ragazzi della Curva vogliamo dirti che da oggi, e per sempre, l’immancabile sarai tu! Ciao Gildo…
Fonte | LaPadovaBene
No comments
Commenta per primo questo articolo