PADOVA «Appena sono salito sul pullman ho chiuso gli occhi. Non me la sentivo di guardare quel percorso fatto centinaia di volte dall’albergo allo stadio. Sono entrato in campo, ho giocato e alla fine negli spogliatoi ho salutato tutti. Sentivo che si trattava di un addio, la sensazione di malinconia era fortissima e dopo l’abbraccio con Cuffa mi è scesa anche una lacrima». Andrea Bovo racconta così Padova-Ascoli, l’ultimo dei suoi 188 gettoni in campionato con la maglia biancoscudata. A soli 26 anni il mediano mestrino è entrato nella top 20 dei giocatori più presenti nel Padova. Ma dopo 5 stagioni e mezzo vissute da protagonista la bandiera si è ammainata per cominciare una nuova avventura. Da mercoledì Bovo è ufficialmente un giocatore dello Spezia. «È strano», racconta l’ex capitano, «ma immaginavo non avrei potuto concludere la carriera a Padova. Inizio questa nuova sfida con grande entusiasmo il che non vuol dire dimenticare tutto quello che ho vissuto all’ombra del Santo. Sono stato qui dai 20 ai 26 anni, in pratica mi sono fatto uomo. E questa maglia mi ha regalato emozioni indimenticabili».
Perché l’addio? «Ero in scadenza di contratto, a febbraio ho parlato con Foschi dicendo che avrei aspettato la proposta del Padova ma non sarei stato a guardare in caso di altre offerte. A questa età non potevo permettermelo. Poi a fine campionato si è fatto avanti lo Spezia, mi ha fatto sentire molto importante e apprezzato. Non ho potuto rifiutare, la proposta era considerevole anche dal punto di vista economico. Ma non ne faccio una colpa al Padova. Nel momento in cui liguri trattavano con me, in viale Rocco si era creata una sorta di limbo societario».
Poi però è arrivata la controproposta di Salvatori. «Sì, ma ero già in parola con lo Spezia, non sarei stato serio a rimangiarmi tutto». Cosa si porterà nel cuore? «Due ricordi splendidi: la promozione a Busto nel 2009 e la vittoria a Torino lo scorso anno che ci ha regalato i playoff. L’ultima stagione è stata deludente, ma eravamo un gruppo affiatato. Dispiace solo aver dato l’addio senza raggiungere l’obiettivo prefisso. Padova sarà sempre nel mio cuore». Ci ritroveremo in A? «Lo spero, anche se non voglio fare proclami».
Fonte | Stefano Volpe per Il Mattino di Padova
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