Padova-Torino, è il giorno della sentenza: Mattino e Gazzetta fanno il quadro della situazione

Blackout, il d-day. C’è un cauto ottimismo per il verdetto di secondo grado sul blackout di Padova-Torino. Oggi alle 13.30 la Corte di Giustizia federale ha convocato i legali dei due club per discutere il ricorso inoltrato dal Padova dopo lo 0-3 a tavolino inflitto lo scorso 15 marzo dal giudice sportivo. Al fianco dell’avvocato Grassani ci sarà anche il dg Gianluca Sottovia: «Ci sono buone speranze che la sentenza di primo grado venga ribaltata», spiega il direttore generale biancoscudato, «Noi ci contiamo a prescindere che ci ridiano i tre punti o che venga impartita la ripetizione della gara. Quanta fiducia abbiamo? Tantissima nel nostro legale che ha studiato ogni minimo cavillo per smontare la sentenza di primo grado». Il ricorso del Padova si muove su più fronti. In primo luogo l’accordo sancito davanti ai due capitani, dall’arbitro Calvarese, per la prosecuzione della gara il giorno successivo, senza aspettare almeno 45 minuti perché il guasto venisse riparato. Quindi sarà contestata l’attribuzione della responsabilità oggettiva alla società di viale Rocco, soprattutto dopo che la perizia fatta svolgere dalla Procura Federale ha stabilito come causa imputabile all’Enel l’origine del blackout. Infine, da non sottovalutare, il principio del “ne bis in idem”, secondo il quale uno stesso fatto non può essere giudicato due volte, come invece accaduto per la sfida dell’Euganeo, dopo la quale si era già espresso il giudice Valente, indicando come inammissibile il primo ricorso del Torino. Il verdetto della Corte Federale dovrebbe essere l’ultimo valido in materia anche se la società perdente potrebbe decidere di ricorrere, con poche possibilità di successo, al Tribunale del Coni. Dopo il dibattimento di oggi la sentenza dovrebbe arrivare già entro sera anche se non è escluso che la Corte possa prendersi qualche giorno in più e ritardare ancora il verdetto. Difficile che venga ordinata la ripetizione della partita visto che il calendario offre come unica data disponibile la penultima settimana di maggio a ridosso dell’ultima sfida di campionato.

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Sarà il piatto forte del ricorso presentato dal Padova contro la sconfitta a tavolino per 0-3 nella partita del campionato di Serie B contro il Torino: il Giudice sportivo Gianfranco Valente non avrebbe potuto prendere la decisione in materia. Perché? Perché è il cugino del presidente del Torino, Urbano Cairo, e questo le regole dello sport non lo consentono. Un caso spinoso che potrebbe scatenare un vero e proprio terremoto sulla giustizia sportiva.

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Il caso Valente Alla segreteria della Corte di giustizia federale è stato presentato il ricorso del Padova che verrà discusso nella giornata di oggi, all’interno del quale è contenuta la clamorosa novità: il Giudice sportivo Valente è cugino del massimo dirigente del Torino Urbano Cairo. Il problema è che l’articolo 28 del Codice di giustizia sportiva (Cgf), al comma 4, dispone che «ai componenti degli Organi della giustizia sportiva si applicano le norme in materia di astensione e di ricusazione previste dal Codice di procedura civile». Il riferimento è all’articolo 51 del codice: «Il giudice ha l’obbligo di astenersi… se egli stesso o la moglie è parente fino al quarto grado o legato da vincoli di affiliazione, o è convivente o commensale abituale di una delle parti o di alcuno dei difensori».

Come è parente il Giudice? L’avvocato Gianfranco Valente è sposato con Domenica Maria Bussetti, cugina di primo grado del presidente Cairo, in quanto i due sono figli, rispettivamente, di una sorella e un fratello. In particolare, Margherita Maddalena Cairo, madre della moglie del Giudice sportivo, è sorella di Giuseppe Dalmazzo Cairo, padre di Urbano Cairo. Secondo la difesa del Padova, e a quanto sembra secondo le norme, l’avvocato Valente, quando ha assunto la carica di Giudice sportivo, ma soprattutto quando ha dovuto decidere, per ben due volte, il delicato caso relativo a Padova-Torino, avrebbe dovuto astenersi. Di più: al termine di ogni giornata di questo campionato, ogniqualvolta Valente è stato chiamato a giudicare su questioni che coinvolgevano il Torino, avrebbe avuto l’obbligo di astenersi dal decidere, lasciando spazio al suo sostituto. Il rischio (remoto, per la verità) è quello di una catena di ricorsi sulla scia di quello del Padova. La certezza, invece, è che oggi la Corte di Giustizia avrà una bella gatta da pelare.
Fonte | Il Mattino di Padova | Maurizio Galdi per La Gazzetta dello Sport