PADOVA Emotivo e passionale com’è, si lascia andare ad un breve commento con la voce increspata: «Sono molto triste e amareggiato, ma esco di scena a testa alta. Ho 65 anni, e qualche lacrima mi è scappata. Scusatemi, non ho altro da aggiungere. Nel comunicato trovate tutto». E la nota del Calcio Padova, a questo link, ha sancito con il crisma dell’ufficialità ciò che era già noto da una settimana: Rino Foschi non è più il direttore sportivo della società biancoscudata. Le due parti hanno risolto consensualmente il contratto, che sarebbe scaduto il 30 giugno 2013, per cui il dirigente romagnolo ha ottenuto una buonuscita. Il grazie di Cestaro. «Desidero ringraziare sentitamente Rino Foschi», le parole del patron nel comunicato, «per questi due anni intensi di collaborazione, nei quali ha messo tutta la sua professionalità, amicizia e grande cuore! Rimarrà per me sempre un grande amico. A nome di tutto il Calcio Padova lo ringrazio per l’impegno continuo al servizio della nostra Società, augurandogli le migliori fortune sportive nel prosieguo della sua carriera». Una grande piazza. «Sono state due stagioni intense e ricche di soddisfazioni», inizia così il saluto dell’ex d.s, affidato sempre all’ufficio-stampa. «Sono contento di aver contribuito a riportare il Padova in pianta stabile nelle zone nobili della serie cadetta. Per due anni consecutivi abbiamo conquistato più di 60 punti raggiungendo una finale playoff e sfiorando gli spareggi quest’anno, dopo un’annata passata sempre tra le prime della classe. Desidero ringraziare il Presidente Cestaro e Gianluca Sottovia, la Società Calcio Padova, tutti i dirigenti e i miei collaboratori più stretti con i quali ho costruito un rapporto che va ben oltre quello professionale. Ringrazio inoltre mister Alessandro Calori e mister Alessandro Dal Canto e i loro staff che hanno messo le loro capacità sempre al servizio della squadra. Un grazie va anche alla stampa che, sempre nel rispetto dei ruoli, ha seguito e raccontato la nostra avventura con puntiglio e passione. Per ultimi, ma primi nel mio cuore, voglio ringraziare i tifosi padovani per la passione con cui ci hanno accompagnato. Non dimenticherò mai i 22 mila che hanno assistito alla finale di andata con il Novara lo scorso anno, e ancora di più quelli che al termine della finale di ritorno sono rimasti in curva a cantare e sbandierare i nostri colori nonostante la sconfitta. Grazie alla loro passione, Padova rimarrà sempre una grande piazza». «Sono un drogato di calcio». Riannodi il nastro riportandolo a venerdì 2 luglio 2010 e ti accorgi che il carattere distintivo del personaggio, allora come oggi, è sempre stato l’impeto verbale, genuino come la schiettezza della gente della sua terra. «Sono un drogato di questo lavoro. Lo faccio esclusivamente per passione. I soldi non m’interessano, ho firmato un contratto annuale come faccio sempre, così se non vado bene o non mi trovo a mio agio posso togliere il disturbo». Parole pronunciate, appunto, quel giorno d’estate di due anni fa, quando fu presentato alla piazza. Battute, sguardi ironici, ammiccamenti: il feeling con il cavaliere sembrava di lunga data, non di poche ore. Ad una precisa domanda («Un po’ di vacanza ora?»), aveva replicato: «Ho avuto la fortuna in 27 anni di non essere mai disoccupato e ho visto poco il mare». Adesso è di nuovo ai box, in attesa di una chiamata. Con il cuore affranto, perché sperava in un proseguimento della sua esperienza biancoscudata. L’operazione. Già, quel cuore che aveva fatto le bizze a primavera 2011, sino a costringerlo a sottoporsi ad un intervento chirurgico a Milano, l’11 maggio, per “liberare” le coronarie. Andò tutto bene, tant’è che, saltata la gara con il Sassuolo a Modena, era tornato in pista contro il Livorno nella penultima di campionato. Che litigate con i giornalisti! Sanguigno e più che mai determinato nel suo essere aziendalista, Foschi era sbottato anche contro i giornalisti in quei giorni “caldissimi” di fine stagione. Alla vigilia della gara di Torino, decisiva per l’ammissione ai playoff, aveva aggredito il sottoscritto a Bresseo e, subito dopo la conclusione della finale di ritorno con il Novara, se l’era presa con il capo-servizio sport del mattino Leandro Barsotti per un paio di articoli, sino a sbottare all’indomani della partita che se ne sarebbe andato (all’Atalanta) a causa dello stesso Barsotti e della vice-presidente Barbara Carron. Le attestazioni di stima dei tifosi, con una standing ovation la sera in cui la del saluto della squadra in piazzetta Pedrocchi, e la tenacia di Cestaro nel trattenerlo, lo avevano fatto recedere dal proposito, spingendolo a firmare per la prima volta un accordo biennale. I due mister. Una parola sulle sue scelte tecniche. Alessandro Calori, preso dopo la strepitosa promozione del Portogruaro con tanto di indennizzo ai veneziani, ha peccato di presunzione, venendo esonerato dopo il derby di Cittadella. Alessandro Dal Canto, prelevato, nelle intenzioni, per pochi giorni dalla Primavera in attesa di chiudere con Colomba (che non convinse il cavaliere), si è rivelato una “scommessa” azzeccata per uscire dai guai e coronare un sogno, ma non il tecnico che sembrava destinato ad aprire un ciclo. Gli errori commessi in questo campionato lo hanno portato, insieme con il giovane mister, al capolinea. Peccato, ma così va il calcio. Ora si volta pagina, anche se uno come Rino ci mancherà sicuramente.
Fonte | Stefano Edel per Il Mattino di Padova | Video Martina Moscato perTgPadova.it
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