PADOVA – Quando è entrato in campo al 22′ del secondo tempo sabato scorso all’Euganeo al posto di Aniello Cutolo tutto lo stadio è scattato in piedi ad applaudirlo: “Non mi era mai capitata una cosa simile, c’è un legame con la gente di Padova incredibile. Ma vorrei che d’ora in avanti mi giudicassero per quello che faccio e che farò e non per quello che ho fatto”. Davide Succi è prigioniero di un incubo senza fine, un incubo che continua a perseguitarlo. Si è fatto male ancora mercoledì in amichevole a Bresseo, per la quarta volta volta dall’inizio del 2011. Il labirinto, per ora, è senza uscita.
Incubo – E’ un calvario che dura da 13 mesi. Comincia tutto il 15 gennaio 2011 a Novara, quando dopo pochi minuti di gioco il tendine d’Achille va in frantumi. Un crack che si capisce subito gravissimo, Succi esce in barella con la quasi certezza che lo stop sarà molto lungo. La situazione viene immediatamente valutata e costringe il Padova a progettare un rapido intervento chirurgico. Succi finisce sotto i ferri e viene operato dall’equipe del professor Benazzo a Pavia. E’ in questo momento che qualcosa non va a dovere, il 19 gennaio arriva il primo comunicato del Padova, che ipotizza quanto segue per bocca del medico sociale Patrizio Sarto: “Succi dovrà tenere un gesso per due settimane, poi lo sostituirà con un altro gesso che gli consentirà una parziale mobilità della caviglia sinistra. Dopo circa quindici giorni, infine, anche questo secondo gesso verrà tolto e il giocatore potrà iniziare il recupero vero e proprio che dovrebbe riportarlo in campo dopo circa tre mesi”.
Il secondo intervento chirurgico – Ma il calvario ricomincia ai primi di giugno, quando Succi, dopo aver ricominciato a correre e aver lasciato intravedere qualche concreta speranza di rientro, si rende conto che qualcosa non va. E in effetti qualcosa che non va c’è sul serio, tanto che il 15 giugno l’attaccante bolognese finisce ancora sotto i ferri. Il giorno dopo arriva il comunicato ufficiale della scoietà: “Il Calcio Padova informa che nel tardo pomeriggio di ieri l’attaccante Davide Succi è stato sottoposto ad intervento chirurgico al Policlinico San Matteo di Pavia. Infortunatosi lo scorso 15 gennaio contro il Novara, Succi era stato operato per la rottura del tendine d’Achille. Circa un mese fa, durante la fase di recupero, ha però subito una complicanza caratterizzata da uno scollamento longitudinale di alcune fibre tendinee. Dopo un tentativo di evitare l’intervento con l’aiuto dell’equipe medica biancoscudata, si è resa necessaria una revisione chirurgica. L’operazione, eseguita dal prof. Benazzo e dalla sua equipe è riuscita perfettamente. I tempi di recupero del giocatore sono stimati in circa 90 giorni”. Una mazzata tremenda e dietro le quinte si comincia a insinuare che il primo intervento sia stato sbagliato. Altri sostengono che la diagnosi non fosse corretta, altri ancora imputano il nuovo intervento a una non adeguata rieducazione. Fatto sta che Succi trascorre un’estate d’inferno, prima di essere ripreso dal Padova il 31 agosto e tornare lentamente ad allenarsi.
Gli altri stop – Rientra il 5 novembre e gioca un tempo a Cittadella, poi si ferma altre tre settimane. Rientra e gioca ancora contro la Primavera dell’Atalanta e arriva un altro ko, stavolta alla caviglia per un duro intervento alle spalle. Altre due settimane di stop, poi il nuovo rientro con il nuovo anno ad Ascoli, dove torna in campo nel finale. Quanto basta per un nuovo piccolo stiramento, a cui segue il debutto stagionale all’Euganeo contro l’Empoli. Poi l’ultima fitta in allenamento a Bresseo e il nuovo punto interrogativo. Il futuro di Succi, purtroppo, è ancora un grosso punto di domanda.
Fonte | Dimitri Canello per Corriere del Veneto
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