Le immagini dei minuti finali di Spagna-Irlanda. La squadra allenata da Trapattoni sta perdendo 4-0 ed è matematicamente eliminata dall’Europeo. Migliaia di tifosi irlandesi cominicano a intonare a una sola voce “The fields of Athenry”. L’effetto è impressionante, e il coro copre anche l’esultanza dei tifosi spagnoli a fine partita. La cosa particolare di questo canto è che non è un inno calcistico, né un coro pensato per lo sport. E’ la voce dell’identità nazionale irlandese contro la Corona inglese, una storia triste di libertà negata e orgoglio che non si piega: racconta la storia di un uomo di nome Michael che viene da Athenry, nella contea di Galway, che si ribella alla Corona inglese e viene arrestato durante la grande carestia che colpì il paese del 1845-1850. Il canto è il dialogo tra lui e la moglie, separati dal muro della prigione. Lui verrà portato via, c’è una nave prigione che già lo aspetta per portarlo a Botany Bay, in Australia, e chiede alla moglie di crescere loro figlio con dignità. Non ha nulla da rimproverarsi: si è ribellato alla fame cui Londra costringeva il popolo irlandese e Londra lo ha punito. Ma “nulla importa, Mary, quando sei libero”.
“The Fields of Athenry” è una canzone scritta negli anni Settanta dal cantautore dublinese Pete St. John e molto diffusa tra i tifosi di diverse squadre irlandesi. È stata cantata da moltissimi gruppi folk irlandesi o legati all’Irlanda, da Paddy Reilly che ne registrò la versione più di successo al gruppo punk statunitense dei Dropkick Murphys. I tifosi della nazionale di calcio irlandese hanno cantato la canzone durante le partite per la prima volta durante i Mondiali del 1990 in Italia, ma si sente anche durante le partite della nazionale di rugby e tra le tifoserie di diverse squadre locali. I tifosi del Liverpool cantano “The Fields of Anfield Road” (Anfield Road è lo stadio dove gioca il Liverpool) con la stessa musica ma con un testo differente, adattato alla storia della loro squadra e del loro stadio.
Anche di fronte alle sconfitte gli irlandesi si sentono liberi. Di lottare e di fare sentire la propria voce. Così.
Il ricordo per molti tifosi biancoscudati non può che andare alla notte di Novara, un anno fa, quando nei minuti conclusivi della gara, seppure la Serie A fosse svanita, i tifosi nel settore ospiti intonarono “Ma quando torno a Padova” sventolando qualsiasi cosa ricordasse la città, sovrastando gli esultanti tifosi piemontesi e ricevendo molti applausi e attestati di stima per l’attaccamento ai colori, nonostante la serata triste.
Fonte | Il Post | Il Foglio
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