Marcello Cestaro autografa la maglia a Paolo Donà. Due pezzi di storia del Calcio Padova se ne vanno insieme. Volti e personaggi cambiano nell’ambiente biancoscudato: insieme al Cavaliere, “lascia” anche la storica firma de Il Gazzettino, Paolo Donà, da oggi ufficialmente in pensione. Paolo Donà, 65 anni, debuttò con un Pisa-Padova, tanti anni fa:
“Era il 3 novembre 1984 – ci spiega – andai in trasferta con Fantino Cocco, un mio collega. Ho iniziato a seguire il Padova in B e l’ho lasciato in B, passando per serie A, C2 e C1. Ho visto praticamente tutti i campi di Italia!
Il momento più bello?
“Lo spareggio a Firenze nel 1995 contro il Genoa, per restare in A. Sempre con Cocco arrivammo allo stadio due tre ore prima, la giornata era grigia, si arrivò ai rigori con il gol decisivo di Kreek. Quando mi alzai dalla tribuna stampa, mi ballavano i pantaloni. Credo di aver perso qualche chilo…
Il più brutto?
“Un altro spareggio, Padova-Trento, per andare in C1. Al tempo il presidente era Pilotto, fu il più grande esodo del pubblico padovano, a Verona erano in 20.000 con 500 trentini. La partita finì 2-2, arrivai allo stadio all’inizio del secondo tempo. Ci rimasi talmente male per la sconfitta ai rigori che la sera non cenai. Per uno che veniva soprannominato l’esofago di Dio, era incredibile“.
Qualche aneddoto curioso?
“Più di uno. Alla fine di una partita insignificante di fine campionato, a Fano, Guglielmo Coppola mi aggredì. Mi urlò furente io non sono utopia! Io non capivo, dovette intervenire l’allora presidente Voltan a separarlo da me. Poi mi riferirono il motivo: qualche giorno prima titolai: Padova di triveneti, una meravigliosa utopia. Coppola pensava che utopia significasse aborto. Mi ricordo anche in aeroporto a Roma, guardavo due giocatori del Padova fare le parole crociate: sei caselle il fiume di Roma? Uno dei due propose Fiumicino“.
Fonte | Stefano Viafora per PadovaSport.tv
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