«Bonazzoli non ci interessa». Poche parole, ma eloquenti, quelle pronunciate dal diesse Secco che sanciscono la chiusura dell’esperienza biancoscudata dell’attaccante, arrivato in forza alla squadra nella seconda parte di stagione, dopo avere effettuato un primo periodo di allenamenti in ottobre e novembre con la squadra Primavera. A fine giugno è scaduto il suo contratto della durata annuale, e il Padova guidato ancora da Marcello Cestaro non ha esercitato (scadenza 10 giugno) l’opzione relativa al rinnovo per un’altra stagione, anche se si era sempre avuta la sensazione che il rapporto fosse destinato ad andare avanti. Con l’avvento invece della nuova proprietà alla guida del club, le carte sono cambiate.
Raggiungiamo telefonicamente Emiliano Bonazzoli, che si trova in vacanza nella sua abitazione a Formentera. «Se è stato detto così, mi dispiace. Con la vecchia società pensavo di rimanere, se questa è la scelta della nuova società si accetta, bisogna rispettarla e si guardano altre strade». L’attaccante, come noto, è sposato con una padovana. «Continuerò a vivere a Padova, magari verrò allo stadio da tifoso. La voglia di giocare c’è ancora, ma se non dovesse esserci nulla di importante, potrei pensare anche di smettere». Nonostante la breve parentesi all’ombra del Santo, durata appunto il girone di ritorno, Bonazzoli è stato determinante nella fase cruciale della corsa salvezza dei biancoscudati ed è sempre stato ben visto dai tifosi. «Ho fatto due mesi bene, dato che sono stato fermo a causa di qualche infortunio. Se uno fa un lavoro deve impegnarsi sempre al 100 cento per cento, anche se gioca poco. E questo atteggiamento è piaciuto ai tifosi, è stato bello sentirli vicini, anche quando eravamo reduci da cinque-sei sconfitte di fila». Passando ai numeri, Bonazzoli è stato uno dei giocatori più determinanti quando è stato chiamato in causa: undici presenze, due rigori procurati e tre gol segnati. «Non sarà stata una media da super goleador, ma realizzare tre gol in sei-sette partite giocate come titolare non è male».
Fonte | Pierpaolo Spettoli per Il Gazzettino
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