Brevilineo come tanti fuoriclasse di casa nostra e abbastanza veloce da far male spesso e volentieri alle difese avversarie. Antonio Di Nardo, prima di arrivare in B, ne ha fatta tanta di gavetta. Anni infiniti e smaniosi di C1 e poi l’approdo a Frosinone nel 2006 nel momento in cui i canarini iniziavano ad assaggiare la cadetteria appena conquistata a braccetto col Napoli. Un fidanzamento effimero che anticipava il matrimonio calcistico e spirituale con Padova, la città che lo ha accolto per sei lunghe stagioni. Una pagina indelebile per l’attaccante partenopeo, a cui rivolgiamo gli auguri perché proprio oggi spegne le 34 candeline. Al momento Di Nardo è svincolato e svolge la preparazione precampionato a Pianura col Team Napoli Soccer, in attesa dell’occasione buona. “In tanti anni di professionismo non sono mai andato in scadenza – premette la punta napoletana -. Prima o poi doveva accadere. Ma nessun problema: sono qui per lavorare duro e farmi trovare pronto qualora qualcuno volesse puntare ancora su di me. Io sono testardo e ho sempre creduto nelle mie potenzialità. Con l’età ti accorgi che devi allenarti di più per rendere bene. Le responsabilità aumentano. Sai che, per restare a certi livelli, devi sacrificarti in misura maggiore”.
Perché il Team Napoli Soccer?
“Conosco da tanti anni Serena Spatola di Assistcalciatori, l’azienda che cura questo raduno. So che si tratta di un progetto serio che mette davvero i calciatori che ne fanno parte in condizione di rientrare nella migliore forma possibile. Ora mi guardo intorno ed è chiaro che prenderò in considerazione ogni offerta che mi si prospetterà. Mi sento di poter fare almeno altri due anni ad alti livelli e non voglio perdere questa occasione”.
Qualche contatto?
“L’unico concreto è stato col Trapani. Poi non se ne è fatto più nulla, purtroppo. Col mio agente, Andrea Pastorello, valuteremo bene la prossima eventuale destinazione”.
Due anni col Cittadella e poi la separazione: come si è arrivati a questo?
“Non ho avuto alcuna chiamata dal club. Io sarei rimasto volentieri, il Cittadella aveva comunque la priorità. Evidentemente non c’erano le condizioni affinché potessimo continuare insieme. Ne ho preso atto e guardo avanti”.
Sei rientrato dopo l’infortunio ma ti sei fatto trovare sempre pronto.
“Sono stato fermo sei mesi per un problema al tendine d’Achille destro. Quello è stato il mio più grande rammarico, perché avrei potuto dare molto di più. Devo ringraziare la società, e soprattutto il direttore Marchetti ed il mister Foscarini, per avermi dato fiducia, aspettando il mio ritorno. Sono rientrato alla fine del girone d’andata, iniziando da titolare nell’ultima gara ad Ascoli. Alla fine ho fatto 7 gol più un altro al Padova che però non mi è stato riconosciuto visto che è stato attribuito un autogol”.
Senza quel girone di ritorno così affannoso, sareste entrati nei play-off.
“E’ così. Alla fine del girone d’andata eravamo già nei play-off. Nel ritorno abbiamo fatto la metà dei punti. Ci sono state delle difficoltà evidenti, non lo nascondo”.
Il gol più bello di Di Nardo secondo Di Nardo.
“Quello a Torino col Padova, quando vincemmo 1-0 nel 2009. Fu bello ed emozionante”.
E il ricordo più intimo che ti porti dentro?
“Fu quando andai al Savoia dopo essermi svincolato dal Napoli. Tutto da raccontare. A volte nella vita ci sono quei colpi di fortuna che ti assistono e ti danno una mano decisiva. Mi ritrovai libero perché il Napoli non mi aggregò alla Primavera come pensavo. Uscii dal progetto azzurro ed il club mi diede la lista. Un giorno mi chiamò una persona per sostenere un allenamento in supporto della prima squadra del Savoia. Doveva essere solo un’apparizione. Il giorno dopo, però, feci una partitina che coronai con un grande gol. D’Arrigo, l’allenatore del Savoia, mi chiamò in disparte e mi fece i complimenti. Subito dopo mi disse che avrei firmato a breve. Fu una cosa improvvisa ed inaspettata. Quell’anno sfiorammo i play-off per un punto, mentre la stagione successiva andammo finalmente in B ma io mi trasferii a Giugliano”.
Ed un rimpianto?
“Ho un conto in sospeso e riguarda la mia esperienza col Benevento. E’ una città alla quale sono legato e ogni tanto fa male ricordare quel play-off perso col Crotone. Io stesso rimediai un’espulsione per una gomitata inesistente. Io mi liberai solo di un avversario che mi tratteneva, ma non lo colpii affatto. Non l’ho mai fatto in vent’anni, non è nel mio stile. La curiosità è che l’anno dopo il Crotone mi cercò. A volermi fu proprio Gasperini, il quale mi stimava tanto”.
Dicevamo del tuo legame con Padova.
“Sono stati 6 anni indimenticabili. Padova è una città che mi ha regalato tante amicizie e rapporti veri, è per me una seconda casa. Quando quest’anno ho giocato contro il Padova, è stato bello vedere la curva biancorossa invocare il mio nome. Emozionante e da brividi. I tifosi del Padova rientrano tra i miei ricordi più belli di quest’esperienza. Non finirò mai di ringraziarli. Col Padova poi ho vissuto un’avventura calcistica tutta d’un fiato. Prima il salto in B vincendo la finale con la Pro Patria, poi la salvezza l’anno successivo nei play-out contro la Triestina e infine la finalissima per la A persa col Novara”.
Futuro da allenatore?
“E’ presto per dirlo. E’ una strada difficile, che va percorsa con pazienza e senso di responsabilità. Io sono del parere che anche qui ci voglia una gavetta che ti faccia crescere man mano. Occorre magari partire con i giovani e capire l’attitudine a questo lavoro”.
Fonte | Stefano Sica per Tuttomercatoweb
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