Il Mattino, Babacar: “Sono pronto, voglio tornare il Baba che tutti conoscevano!”

«Baba O’Riley era un ragazzo che si era fatto da sé», cantavano gli Who. Voleva far sentire le sue ragioni, cercava la felicità. Babacar, il talento del Senegal che spesso passa per un giovanotto dalle enormi potenzialità ma dal carattere non semplice, è ancora tutto da scoprire. E non vorrebbe che di lui si parlasse come di un nuovo Balotelli: «Indisciplinato io? Non credo proprio», esclama meravigliato. Di Balotelli ha solo il colore della pelle e il numero di telefono. A volte si sentono, ma caratterialmente sono agli antipodi: «Non ho mai mancato di rispetto a nessuno, cerco di essere positivo con tutti: un ragazzo tranquillo, a cui piace starsene a casa. Mario mi ha mandato la foto della sua nuova acconciatura biondo ossigenato: non me li farei mai così, per carità!».

Baba è finalmente tornato ad allenarsi con i compagni: «Sono stato fuori quattro mesi: è stata durissima, un periodo lungo e noioso e prego perché non accada più». Una vera sofferenza: «Tutti i compagni mi sono stati vicini, ero arrabbiato e mi facevano tornare il buonumore. Ora sono tornato, devo andarci cauto ma sto facendo tutto il possibile per arrivare pronto alla ripresa del campionato». L’obiettivo? «Ritornare il Baba che tutti conoscevano».

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Una risatina se l’erano fatta però anche i tifosi, vedendolo arrivare a Bresseo su una Camaro RS: «Mi piacciono le auto grosse, che fanno rumore, ma questo non significa che io non abbia la testa. La Camaro era l’auto dei miei sogni: grossa e rumorosa, ma che in realtà non costa tanto».

Mentre era lontano dai campi, ne sono successe di tutti i colori: «Il calcio è così», scuote la testa, «Pea mi voleva bene e mi dispiace che se ne sia andato, ma quando la squadra non gira è difficile farle cambiare rotta. Colomba però è un bravo allenatore, mi fa sentire la fiducia e mi stimola molto». Cosa vede nel futuro? «Per guadagnare ciò che vuoi nella vita, devi avere la testa dura: se pensi troppo alla lontananza da casa non ce la puoi fare». Poche cose lo spaventano. Il razzismo? No di certo: «Se qualcuno mi rinfacciasse il colore della pelle sarebbero parole senza alcun valore. Se invece mi dicessero che non so fare bene il mio lavoro, allora sì mi farebbero male». Va per la sua strada. Si è fatto da sé, come Baba. E come Baba ricerca la felicità.
Fonte | Francesco Cocchiglia per Il Mattino di Padova