PADOVA Maurizio Coppola è entrato nella storia del Padova con il gol vittoria che ha regalato la serie A contro il Cesena. Il centrocampista romano, però, oltre che per le imprese sportive era noto anche per quelle mondane. Leggenda narra che l’allora ds Piero Aggradi, una volta, lo andò a ripescare personalmente in una discoteca per portarlo a casa. Coppola, è tutto vero o sfatiamo il mito? «No, Aggradi non venne mai a prendermi in nessun locale. Però aveva i suoi informatori e conosceva tutti i nostri movimenti. Se avevi sgarrato, il giorno, dopo all’allenamento, veniva subito a dirtelo, ma sdrammatizzando: “almeno non farti vedere”, sorrideva assieme a Sandreani». Quindi nessuna multa? «Le multe arrivavano eccome, il regolamento parlava chiaro: se il giorno dopo ci si allenava bisognava essere a casa per le 23». Quante volte l’avete fatta franca? «Ogni tanto, anche se la più clamorosa l’hanno scoperta. Dopo una partita la società ci aveva negato il permesso di raggiungere Roma, io e Balleri andammo lo stesso ma l’aereo di ritorno subì un ritardo e arrivammo a Bresseo quando il primo allenamento settimanale era già finito. Aggradi tuonò: “fuori rosa!”. Ma non lo fece». Come vi muovevate solitamente? «La domenica andavamo in discoteca a Padova, era il nostro giorno libero. Io vivevo in centro e mi piaceva muovermi a piedi, ma dopo una sconfitta non ne avevo il coraggio. Poi, quando facevamo le scappatelle infrasettimanali, uscivamo da Padova per non farci riconoscere». Invece, venerdì, i giocatori sono rimasti qui. «Ma non hanno fatto nulla di male, la partita successiva era dopo 8 giorni. Sono andati in 14, segno che sono un grande gruppo, com’eravamo noi». Tifa ancora biancoscudo? «Certo, è il mio grande amore. Abbiamo una delle rose migliori, ma vedo dura raggiungere la promozione diretta. Per i playoff, però, ci siamo. Speriamo bene».
Fonte | Stefano Volpe per Il Mattino di Padova
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