PADOVA Il campionato di serie B si ferma, recuperi a parte, ma quelli che ci aspettano sono giorni molto delicati per il Padova e per Marcello Cestaro, che della Spa biancoscudata detiene l’80% del pacchetto azionario. Da quanto siamo riusciti a sapere, oggi nella sede della Unicomm, a Dueville, dove il cavaliere muove tutti i fili del gruppo che opera nella grande distribuzione (con 7.000 dipendenti), è in programma un incontro fra lo stesso patron biancoscudato e Luca Baraldi, il manager chiamato all’inizio del 2012 a far parte dell’organigramma societario come “assistente” del presidente, il che significa in sostanza avere il compito di guardare i conti, suggerire, se del caso, criteri di gestione diversi per spendere di meno e, l’onere più pesante, cercare nuovi soci interessati ad investire nel calcio. Costi troppo elevati. Cestaro, costretto dai figli (tra cui Lorenzo, 42 anni, presente alla conferenza-stampa di presentazione dell’ex dirigente di Parma, Lazio, Modena e Bologna) e soprattutto dal fratello Mario a chiudere i cordoni della borsa – e questo spiega il motivo per cui a gennaio, Bentivoglio a parte, non sia arrivato nessuno dei rinforzi attesi, soprattutto in difesa – farà il punto con il suo interlocutore sull’attuale momento, e ciò in previsione del Consiglio d’amministrazione convocato per martedì 28 in sede, allo stadio Euganeo. Un Cda dove si parlerà inevitabilmente di soldi: sinora l’imprenditore vicentino, con il colosso che si ritrova alle spalle, ha sempre ripianato le passività di bilancio, coprendo i “buchi” con denaro tirato fuori dalle proprie tasche, ma proprio perchè il bilancio si è chiuso a fine anno solare (inserito in quello della galassia Unicomm) con numeri assai pesanti c’è bisogno di coinvolgere maggiormente i soci sul rispetto degli impegni presi ma anche sulle strategie future, compresa la struttura del club. Una cosa è certa: il Padova spende troppo, con costi lievitati in modo vertiginoso, al punto da essersi avvicinato agli investimenti molto onerosi di società di blasone come Torino e Sampdoria. Da qui la necessità di riconsiderare un po’ tutto, aspetti tecnici compresi. Serie A necessaria. Cestaro, imprenditore molto capace ma che nella sua esperienza calcistica ha peccato sinora di eccessivo “buonismo”, ha in testa un chiodo fisso: salire di categoria. Ci tiene moltissimo, e la prima ragione è proprio di natura economica. La promozione gli garantirebbe, fra diritti tv e contributi della Lega, una ventina di milioni , una cifra ragionevole per calmierare non solo i brontolii della famiglia ma pure per fronteggiare adeguatamente le nuove responsabilità derivate dall’allestimento di una squadra in grado di lottare concretamente per la salvezza. Ma c’è pure l’impegno preso con la piazza padovana a solleticarne l’orgoglio: non vuol passare per un perdente, dopo aver riportato i biancoscudati tra i cadetti tre anni fa. Ecco perchè, pur aspettandosi di più da Dal Canto e dai suoi ragazzi (in cuor suo sperava, dicono i bene informati, di essere in questo momento a ridosso delle prime tre, e non così distante), non vuole lasciare nulla di intentato per centrare l’obiettivo, ora come ora passando attraverso i playoff. Non sbagliare mosse. Come sottolineiamo da tempo, il Padova deve assolutamente evitare di crearsi complicazioni da solo. Sia in campo, sia soprattutto nelle stanze dei bottoni. La sensazione che le prossime due settimane siano decisive o quasi è giustificata proprio dal bisogno di sapere come sarà riorganizzata la società e se ci sarà o no l’ingresso di nuovi soci.
Fonte | Stefano Edel per Il Mattino di Padova
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