Di fronte ad una riapertura in grande stile come lo è stata quella di ieri, non poteva mancare Humberto Rosa, tra i panzer di Rocco che scrissero la favola più bella che Padova abbia mai raccontato. L’età, certo, non è più quella di una volta, ma il cuore non ha mai abbandonato questo magico stadio: «La prima cosa che mi viene in mente?», si chiede, «I tanti anni trascorsi fino ad oggi. Ma tornare qui mi fa sentire più giovane, mi dà il coraggio di vivere ancora: è un’emozione unica e personale, una sensazione difficile da spiegare. Certo, vedere vuota la Tribuna Est fa male: ogni volta che le tirano una picconata, è come se colpissero il mio cuore». Già, quella tribuna che da anni si pensa di abbattere, contro la volontà di una tifoseria che la considera un monumento: «Si avverte un entusiasmo incredibile», nota Rosa, «che solo qui è possibile trovare». Gli occhi lucidi di Piero Gasparini rompono il caos entusiasta di una curva tornata ad appropriarsi di ciò che da sempre considera suo: «Ricordo che nel 1958 assistetti per la prima volta ad un match in questo impianto: era Padova-Juventus, finì 1-1, e la seguii da bordo campo, tanta era la gente sugli spalti. Avevo 13 anni, mi innamorai da subito di questo ambiente, tanto che pochi anni dopo vi entrai dalla porta di servizio, strappando i biglietti all’ingresso della Curva Sud. Fino al 1994 questo stadio è stato la mia seconda casa, un luogo unico non solo di lavoro. Con i colleghi a fine partita raccoglievamo le monetine che i tifosi ci lanciavano dalla Curva, e a fine anno davamo tutto in beneficienza».
Fonte | Il Mattino di Padova
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