Come si mettono in difficoltà le squadre di Zeman? Abbiamo rivolto un simile quesito – leit motive delle divagazioni calcistiche dei tifosi biancoscudati – a Mauro Meluso, attuale direttore sportivo del Frosinone, allenato da Carlo Sabatini e secondo in classifica in Prima Divisione a una lunghezza dalla vetta. Proprio lui, nel lontano torneo cadetto 1989-90, faceva parte della prima versione di quel terzetto offensivo delle meraviglie che tante soddisfazione regalò ai tifosi del Foggia.
«Io ero al centro – racconta Meluso – con Signori a sinistra e Rambaudi a destra. Nessuno li conosceva e forse proprio io, reduce da una positiva stagione al Monopoli, ero il più accreditato dei tre».
Il primo impatto con Zeman? «In ritiro fui subito colpito dai suoi metodi rivoluzionari, e per la grande mole di lavoro svolto, la sera mi chiedevo se la mattina dopo mi sarei risvegliato. Al tempo stesso, per il gioco molto offensivo attuato dal tecnico, pensavo che avrei potuto conquistare un bottino importante, ma un’operazione alla schiena mi tenne fuori fino a febbraio». A distanza di oltre vent’anni, le idee del tecnico boemo non sono cambiate, pur con qualche recente elemento nuovo: «Ho visto spesso il Pescara, e paradossalmente per il credo di Zeman, la squadra ha imparato un po’ anche a difendersi, mi è sembrata più equilibrata e prende meno gol, ma mai pensa a gestire il risultato». Punti di forza? «Davanti c’è gente rapidissima e temibile come Insigne. Per me gli abruzzesi andranno fino in fondo perché hanno già trovato la quadratura del cerchio, quando invece le squadre di Zeman sono a lenta carburazione».
Come vede il Padova? «Con Torino e Sampdoria deve puntare ai primi due posti, ma può comunque giocarsi la promozione ai play off; ha un organico importante, soprattutto in avanti, dove ci sono giocatori tutti con caratteristiche diverse l’uno dall’altro». Non manca qualche consiglio per sabato sera: «Loro hanno sempre ritmi alti per cui è difficile competere su quel piano; se invece si ha capacità di palleggio, meglio aspettarli, facendo girare la sfera e poi colpirli perché concedono sempre qualcosa. Poi ovviamente vanno studiate singole contromisure e movimenti per andare in profondità evitando la tattica del fuorigioco, quest’anno usata in maniera meno esasperata. Sicuramente ne verrà fuori una bella gara, in cui si penserà a segnare un gol in più dell’avversario».
Due parole su Zeman? «Siamo amici e ho grande ammirazione per lui, pure come uomo. È stato un rivoluzionario in campo e fuori, sta salvando tante vite con le sue denunce sul doping, è una persona coerente, poco formale, e che pur di non cadere in compromessi, ha rinunciato a una carriera ancora più importante. È scandaloso che non alleni in serie A».
Fonte | Andrea Miola per Il Gazzettino
No comments
Commenta per primo questo articolo