Alla fine di tutto, restano le lacrime e l’abbraccio al poliziotto che lo ha arrestato. Cristiano Doni ha appena concluso l’interrogatorio davanti al gip Guido Salvini e al pm Roberto Di Martino, quando si alza dalla sedia ha un gesto istintivo: scarica la tensione tra le braccia di chi lo aveva condotto verso l’incubo. Un po’ come avviene in un campo da calcio, quando al termine della gara ci si scambia la maglia con un avversario. Questa «partita» Doni l’ha persa scegliendo di giocarla nel modo migliore: ha collaborato con i magistrati, raccontando dopo sei mesi di «non ho fatto nulla» una verità diversa. Una verità che cancella di fatto il calciatore, ma apre una strada meno gravosa all’indagato: al processo potrebbe dover rispondere «solo» di frode sportiva, mentre è probabile che gli stessi inquirenti decidano di non contestargli l’associazione per delinquere. leggi tutto…
PadovaCalcio
01/01/1970